sabato 13 ottobre 2007

Parte 9 - Indagini

(Writer: Seth)


"Riproviamoci..." il maresciallo Santi cominciava a sentire il peso di quasi quattro ore filate ad interrogare il sospetto. Cominciava anche a rimpiangere di non essere in un film americano in cui i buoni potevano schiaffeggiare senza ripercussioni il sospettato e fumare nella stanza per l'interrogatorio.

Il ragazzo davanti a lui, Antonio Esposito detto Toni, era accusato di aver farcito una macchina di esplosivo al fertilizzante e di averla fatta esplodere in una strada commerciale e di essere abbastanza stupido da farsi trovare nelle immediate vicinanze con uno zaino pieno dello stesso esplosivo usato per l'attentato. Per non parlare della questione della vecchia che avrebbe ucciso per occuparne la casa.

"Abbiamo i risultati dei RIS che confermano che l'esplosivo usato nell'attentato è lo stesso trovato nel tuo zaino. Già questo basta ad inchiodarti. Già il fatto che tu te ne vada a giro con uno zaino pieno di esplosivo ad alto potenziale fatto in casa basterebbe a farti finire dentro per almeno dieci anni. Aggiungici la strage di oggi, ventiquattro morti, tra i quali c'è una massaia di trent'anni col figlioletto di sei che erano andati a cercare la cartella per il primo giorno di scuola. Non esiste al mondo un giudice che ti condannerebbe a meno di venti ergastoli per quello che hai fatto." il maresciallo fece una pausa per lasciare che il significato delle sue parole venisse assimilato dal cervello di Toni. Aspettò un cambiamento nell'espressione del ragazzo, ma dubitò che potesse assumere un'espressione più disperata di quella che aveva sulla faccia da quando l'aveva visto per la prima volta durante il trasferimento dalla polizia.

"Te lo chiederò solo un'altra volta..."

"NON LO SO! Se lo sapessi vi avrei già consegnato il mandante ma non lo conosco. Mi ha contattato per telefono col numero anonimo. Le istruzioni e i pagamenti mi arrivavano direttamente nella buca delle lettere. Mai visto il mandante, mai saputo cosa volesse fare, io mi limitavo a confezionargli l'esplosivo e a portarlo dove voleva lui. Non sapevo a cosa servisse, credevo fosse per un colpo in banca non per fare una cazzo di strage!" e iniziò a piangere.

"D'accordo, non conosci il mandante. Mi vuoi far credere che non conosci nemmeno la tua complice?"

"NON HO NESSUNA CAZZO DI COMPLICE! Quante volte ve lo devo ripetere? Non avevo mai visto quel posto in vita mia, era solo il luogo in cui avrei dovuto incontrare l'uomo del mistero per l'ultima fetta del pagamento! Quello stronzo deve avermi incastrato... Mi ha chiamato poco prima dell'esplosione dicendomi di aspettarlo là e poi ho visto la ragazza uscire di corsa dal palazzo, ma non so chi sia. Mai vista prima." Il che non era del tutto vero, era sicuro di averla già vista altrove, ma fino a quando non gli fosse tornato in mente, Toni decise di tenere quel dettaglio per sè.

"Abbiamo controllato i tabulati del tuo cellulare. Abbiamo effettivamente trovato una chiamata con l'oscurazione del chiamante pochi secondi prima dell'esplosione, ma la chiamata arrivava da un telefonino cinese. Non sembra proprio che il tuo uomo del mistero avesse voglia di incontrarti..."

"LO SO! Mi ha incastrato quello stronzo!"

"E allora perchè continui a proteggerlo?"

La faccia di Toni si dipinse dei toni scuri della frustrazione "No... Non lo sto proteggendo cazzo... Vorrei... Cazzo farei di tutto per aiutarvi a beccare quello stronzo assassino doppiogiochista figlio di puttana, ma non so niente oltre a quello che vi ho detto."

Due rapidi colpi alla porta interruppero il fiato al maresciallo Santi che si stava preparando a tornare all'attacco.

"Avanti."

"Maresciallo il tenente Luttazzi la desidera nel suo ufficio, sorveglierò io il prigioniero."

"Grazie appuntato."



L'ufficio del tenente era una piccola stanza ritagliata con pareti in cartongesso dagli uffici dei sottoposti. L'arredamento era squallido e funzionale come quello della maggior parte degli uffici dei Carabinieri sparsi nello stivale. La scrivania in ferraccio laccato, solitamente sommersa da fascicoli di casi aperti, era stata sgombrata per far posto ai fascicoli riguardanti l'esplosione. Il rapporto dei RIS sull'esplosivo trovato nello zaino, il rapporto preliminare riguardante il luogo dell'attentato, i rilevamenti della polizia nell'appartamento che avevano perquisito poco prima dell'esplosione, dichiarazioni, rapporti... Un labirinto di carte che celava il colpevole al suo interno, ma a nessuno fino ad ora era riuscito di venirne a capo.

"Signor tenente, mi ha fatto chiamare dall'appuntato Rossi?"

"Si, voglio un aggiornamento. Il generale di brigata mi sta col fiato sul collo e pare che sia coinvolto persino il generale di corpo d'armata. Questa roma, cazzo! È la capitale, tutto il mondo ha gli occhi puntati su di noi. Mi dica che ha buone notizie da darmi."

"No signore. Ormai sono quasi dieci ore che il sospetto è sotto torchio, ma continua a dare la stessa versione. E onestamente io gli credo, non mi sembra uno in grado di resistere a dieci ore di interrogatorio senza tradirsi. Credo che il vero colpevole sia molto ben organizzato e molto, molto prudente."

"Era proprio quello che avevo paura di sentire. Come avete intenzione di procedere?"

"Vorrei mandare una squadra dei RIS a casa del sospettato per vedere se trovano qualcosa sulle buste usate per le consegne, ma non credo che avremo molta fortuna in quel senso. Vorrei anche far esaminare il suo computer da un tecnico, credo che sia quella la strada da seguire fino a quando non avremo nuovi elementi. È stata trovata la ragazza dell'appartamento?"
"Non abbiamo avuto nessun riscontro in questa direzione: l'unico ad aver parlato di una ragazza è il signor Esposito, persino i poliziotti entrati in seguito alla telefonata anonima non l'hanno vista uscire. Per come la vedo io se l'è inventata."
"E i vestiti abbandonati? Quelli non erano certo vestiti maschili."
"Potrebbe averceli messi lui per sostenere la sua teoria. Per addossare la colpa su qualcun'altro, sapendo che non l'avremmo mai trovata e sperando così di instaurare un ragionevole dubbio al processo."
"Non credo: non ha incolpato la ragazza di niente, non ha nemmeno provato ad incolparla di avergli lasciato lo zainetto durante lo scontro."
"Forse ha ragione. Qual'è la sua teoria?"
"Così su due piedi, e peggio ancora senza nessuno straccio di prova per dimostrarlo non credo che conti molto."
"Non mi aspetto che mi consegni il colpevole. Voglio solo un punto di vista diverso."
"Secondo me Toni è innocente. Per quello che riguarda la strage, almeno. Penso che sia un poveraccio che sa solo fare bombe e tira a campare con quello. Ma è un mercato pericoloso e si incontrano persone pericolose. Credo che il nostro fantomatico uomo del mistero abbia trovato in Antonio un fornitore e un capro espiatorio. Credo che stiamo guardando nella direzione sbagliata e che in realtà questa faccenda sia molto più grande di quello che crediamo."
"E in tutto questo come c'entrerebbe la ragazza? Sempre ammettendo che esista?"
"Ancora non lo so. Ma dubito che sia una coincidenza, ci sono troppe coincidenze in questa storia. Per ora conosciamo solo una parte del quadro generale, ma quando ne verremo a capo sono sicuro che la ragazza avrà un suo ruolo ben preciso."
"C'è altro?"
"Sissignore, al RIS mi hanno detto che al momento non hanno disponibilità di uomini per andare a controllare la casa di Esposito. Mi chiedevo se..."
"Questo caso ha la priorità assoluta. Me ne occupo io, se non c'è altro può andare."
"Nossignore, non c'è altro. La terrò aggiornato."

sabato 6 ottobre 2007

Parte 8 - Una chiacchierata tra amici...

(Writer: Suchi)


Sentì nella bocca il sapore metallico del sangue. Iaco odiava quel sapore, non aveva mai potuto soffrirlo e lo odiava adesso ancora di più visto che il sangue che sentiva era suo.

Il pugno in faccia con cui era stato salutato dal suo carceriere gli aveva confermato tante cose che già sapeva. Un pugno forte e deciso, un colpo portato con maestria da una mano abituata a picchiare, a stritolare, a far provare atroce dolore: chiunque fosse a tenerlo legato ad una sedia non era certo una persona che Iaco avrebbe fregato facilmente.

Il labbro spaccato e pulsante cominciava a gonfiarsi, mentre l'uomo nella stanza si muoveva nella semi oscurità per prendere una sedia e potersi sedere di fornte a Iaco, sempre con quel sorriso sadico incollato sulla sua bocca, l'unica cosa oltre agli occhi che il passamontagna lasciasse scoperta.
Stava ancora sedendosi quando chiese brusco: "qual era il messaggio che ha consegnato l'altro giorno al parco?".
Per la prima volta in quasi 30 anni di vita Iaco rimase allibito; come cazzo faceva a sapere del messaggio!? Era stato bravo, aveva usato per quella cosegna tutta la sua professionalità ed esperienza, attuando tutte le strategie necessarie per depistare eventuali pedinatori, cambiando almeno 8 taxi, prendendo autobus e metrò fino allo sfinimento. Per andare dal suo albergo al parco dove aveva fatto la consegna ci aveva messo sei ore e dalla sua camera d'albergo vedeva la panchina dell'appuntamento...
Un violento ceffone interruppe il filo dei suoi pensieri.
"Potrebbe cortesemente rispondere?". "Mena come un fabbro e mi da del lei? Ma con chi diavolo ho a che fare?" penso Iaco. Guardò per un istante gli occhi del suo aguzzino che lo fissavano immobili. Non c'era odio in quegli occhi, solo fredda professionalità. Anche il sorriso sadico era scomparso.
No, non avrebbe parlato, rivelare il contenuto del messaggio sarebbe stata la sua morte, aveva a che fare con gente spietata e sinchè lui avesse avuto quell'informazione sarebbe stato lasciato in vita. Doveva guadagnare tempo.
"Non conosco il contenuto del messaggio, sono solo un corriere."
Il pugno questa volta non era disatteso, ma la violenza con cui fu colpito lo scaraventò a terra assieme alla sedia, mentre le ossa del naso si sbriciolavano ed il sangue copioso invadeva le sue narici e colava nella sua gola.
"Non mi prenda in giro, so tutto, so chi è lei e so chi è la ragazza a cui a consegnato il biglietto, quello che mi resta da sapere è il contenuto del messaggio. Me lo dica, si risparmierà inutili sofferenze."
L'uomo afferrò Iaco da terra e lo rimise in piedi, mentre il giovane corriere tossiva.
"Allora? Il contenuto del messaggio qual era?"
Iaco rimase muto, il respiro affannoso e la maglietta madida di sangue.
"Sa, ho parlato con tante persone come Lei nella mia vita, ed ho sempre incontrato resistenza. Le posso assicurare però che alla fine tutti mi hanno detto ciò che volevo sapere".
Detto questo l'uomo si avvicinò ad una scrivania, apri un cassetto e ne tirò fuori un paio di pinze da idraulico, poi rapido e professionale tornò verso Iaco, afferrò la mano sinistra legata saldamente al bracciolo della sedia e con l'ausilio delle pinze gli ruppe il mignolo.
Iaco urlò di dolore, mentre la sua falange si spezzava ed i tendini si strappavano. Forse parlare non era poi una cattiva idea...