Parte 6 - L'appuntamento
(Writer: Immenso)
La pioggia cadeva fitta mentre lui, frettolosamente, raggiungeva il luogo dell'appuntamento. Voleva essere puntuale a tutti i costi, dimostrare di essere affidabile e di saper gestire qualunque situazione.
Arrivò all'indirizzo che si era segnato. Il suo appuntamento era per le 18.00 in punto, via Pisana 123, di fronte ad un vecchio palazzo con un piccolo giardino davanti all'ingresso.
Il cellulare cominciò a vibrare. All'altro capo della linea c'era il suo contatto, l'uomo del mistero. Mai visto prima. Era ansioso di conoscerlo, aveva il desiderio di scoprire se era realmente come se l'era immaginato.
Gli disse di attendere al punto di incontro ancora per un po'. Strano che fosse in ritardo. Cominciò subito a pensare che qualcosa fosse andato storto. Poteva essere seguito o rintracciato, ma cercò di convincersi che tutto filasse liscio. Doveva calmarsi. Si accese una sigaretta, tenendo l'ombrello appoggiato al corpo, avvicinandosi al porticato dal palazzo per ripararsi dalla pioggia.
Il portone di ingresso del palazzo si spalancò. Vide una donna sfrecciargli di lato.
Senza rendersene conto si ritrovò a terra. Non riuscì a capire se fosse inciampato da solo, oppure se fosse stata la donna a farlo cadere. Sapeva solo che era disteso sul giardino, sotta la pioggia ed in mezzo al fango. Vide la figura femminile allontanarsi rapidamente, ma in modo ordinato. La stronza non si girò neanche per scusarsi. Fu tentato di urlarle contro, ma non voleva attirare troppo l'attenzione, data la situazione non sarebbe stato opportuno.
Mentre imprecava silenziosamante a causa del fango che si ritrovava addosso, udì un boato enorme. Non pensava che l'esplosione sarebbe stata cosi violenta. Nè pensava che la bomba sarebbe esplosa in quel preciso istante.
Il fatto di essere a poche centinaia di metri dall'esplosione lo turbava alquanto e decise di allontanarsi dal luogo dell'appuntamento. Troppo pericoloso restare lì vicino con tutto l'esplosivo che aveva nello zaino.
Provò ad alzarsi ma fu riatterrato nuovamente, schiena a terra, da un cane uscito dallo stesso portone. Era un Labrador tanto affettuoso quanto ingombrante. Sul collare aveva scritto il nome “Antonio”. Gli parve inverosimile che il cane si chiamasse Antonio proprio come lui. Incredibile. Notò anche il muso ricoperto di sangue. "Avrà aggredito qualcuno?", "Sarà pericoloso?" pensò.
Il cane cominciò ad abbaiare insistentemente ed Antonio, ricomperto di fango, si rimise in piedi avviandosi verso la strada. Era desideroso di andarsene. Nello stesso istante un poliziotto armato spuntò dalla porta.
"Non muoverti" urlò.
1 commento:
mi è parso un po' prevedibile :P
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