Parte 5 - I secondi contano il tempo
(Writer: Andrea(sdl))
Ore 18:00:24
Dalila attraversa la stanza con passo felpato. Si ferma dietro la parete ed ascolta i rumori provenire dall'ingresso della casa. Riesce a contare due persone dal rumore dei passi, più una terza, dal tocco finale sulla porta dopo che i suoi compagni ne hanno preceduto l'ingresso. La terza però rimane fuori, e Dalila lo sente dai suoni.
"Ma secondo te c'è qualcuno?"
"Sarà il solito caso di vecchiettina morta per infarto. Porca troia. Ne ho le palle piene di questo lavoro. Di sicuro non è una bimba che fugge di casa"
le voci provengono dalla sala, i poliziotti si spostano con disinvoltura all'interno della casa, senza dare troppa attenzione ad un eventuale pericolo.
"Io partirei a cercare dalla cucina. La metà delle vecchie si ammazza là."
"Ok".
E sente infine i passi iniziare a cercarla.
Ore 18:01:38
Aprì con lentezza gli occhi, spalancando a fatica le palpebre. Il mal di testa gli serrava ogni tipo di pensiero non lineare : adesso era costretto ad essere un tipo praticamente normale. Niente ragionamenti strani, solo una bella strada dritta. "Ok Iaco. Dobbiamo capire che diavolo è successo." diceva a se stesso.
La stanza intorno era piuttosto buia, riusciva a scorgere una luce da sotto la porta, posta esattamente di fronte a lui, e un'altra luce da una finestra probabilmente sbarrata con delle travi di legno.
Per quello che veniva illuminato riusciva ad intravedere i contorni di un tavolo, ma sarà stato almeno a tre metri da lui. La sedia su cui l'avevano legato era probabilmente comprata all'ikea. Buona fattura certo, ma niente che non si potesse fregare in qualche modo.
Però questo non bastava a rassicurarlo. In genere non si faceva prendere alla sprovvista facilmente. Chiunque fosse stato era stato addestrato meglio di lui, o magari aveva più talento.
Poco importa. Non lo rassicurava il buio, non lo rassicurava il fatto che fosse stato fregato e non lo rassicuravano neanche i passi oltre la porta.
Ore 18:02:47
La stupidità dei poliziotti era stata sufficiente. Per uno strano caso di fortuna Dalila si nascose dietro la porta, armata e pronta ad uccidere. Ma a nessuno venne in mente di guardare cosa ci potesse essere e quindi il suo bel teatrino fu fermato.
Riuscì ad allontanarsi senza che i due poliziotti potessero anche solo intuirne la presenza.
Prese le scarpe da lei abbandonate poco prima, e si avvicinò alla porta. Rimaneva il terzo. Doveva farcela. Lo avrebbe stordito con una buona mossa di arti marziali.
Ora era esattamente a qualche manciata di centimetri dal terzo poliziotto, solo la parete li divideva.
Dalila fece un giro sulla punta dei suoi piedi scalzi, puntando la gamba nel centro, sulla soglia della porta. L'altra gamba si inarcò prendendo velocità, per poi caricare una possente ginocchiata. Contemporaneamente col braccio teso andò a colpire il collo del poliziotto, poggiato al muro a fumare.
Il corpo dell'ufficiale cadde a terra senza lamentarsi.
"Che è stato quel rumore? Roberto? Va tutto bene? Roberto?"
Dalila corse quanto più veloce poteva attraverso le scale. Ora non aveva più tempo da perdere.
Corse corse corse a perdifiato senza respirare senza dare attimi ai suoi perseguitatori, "Nascondermi, fuggire" pensava, in un flusso di pensieri sconnesso e impulsivo. Indossò nuovamente le scarpe poco prima di varcare l'ultima porta della costruzione.
Quando arrivò in strada erano le ore 18:03:16. Un secondo prima dell'esplosione che avrebbe chiaramente udito.
Ore 18:03:18
"Che diavolo è stato?" fu l'unica frase che Iaco pronunciò, prima di sentire il pugno arrivare sulla faccia a stordirlo, mentre il suo rapitore sorrideva compiaciuto dell'esplosione.